martedì 15 ottobre 2013

Traminer

A Nessebar quella calda sera d'estate la donna si sedette da sola in un bar a picco sopra il Mar Nero. Adorava questa piccola penisola, adorava il Mar Nero e si godeva voluttuosamente i riflessi notturni dell'estate. Voleva ordinare un bicchiere di vino bianco ghiacciato. Il cameriere le consigliò di assaggiare il Traminer. La donna non conosceva questo vino ma si fidò del consiglio. Il cameriere le portò un bicchiere e la donna sentì un profumo fruttato che le sembrò magico. Bevve un sorso. Le sembro che nel suo essere entrò un vero elisir divino. Si sentì trasportata in un mondo sospeso di sottile piacere che si fondeva col profumo marino della sera che le apparì come una sera incantata. Provò un piacere dei sensi che le portò una sensazione di voluttà segreta. Quel vino era un vino degli dei. Capitò che qualche anno dopo lo bevve con un uomo che amava tanto, era però un amore della donna particolare, profodo, coinvolgente e non permesso... Quel sorso di Traminer sembrava consolidasse quel sentimento della donna fuori da qualsiasi norma. Il Traminer piaceva tantissimo ad entrambi. Portarono il vino, loro due si guardarono negli occhi e fecero un cin-cin assaporando il vino fruttato. E immediatamente il Traminer divenne il loro vino unendo le loro anime. Il vino dell'amore della donna e il vino dell'uomo che doveva rassicurare quella donna forte ma nello stesso tempo così fragile. Quel profumo sarebbe rimasto il profumo dei loro sguardi per sempre, qualsiasi destino avrebbe avuto il loro insolito legame.

mercoledì 9 ottobre 2013

Piccolo tributo

Il mio piccolo tributo per il 200-mo compleanno del genio Giuseppe Verdi nella divulgazione della sua immortale musica. Il ruolo verdiano che ho cantato di più - Abigaille, Nabucco - 80 recite

mercoledì 2 ottobre 2013

Il faro

La donna amava i fari. Le invocavano immagini di luce misteriosa. In questo momento associava un suo profondo sentimento come la luce di un faro. Le era sembrato che in un momento particolarmente buio della sua vita aveva scorto la luce di un faro negli occhi profondi di un ragazzo. E sì che questa luce l'aveva abbracciata e le aveva ridato una vita che le sembrava ormai persa. Si era risollevata, aveva ripreso a respirare, a sperare, ad assaporare di nuovo la dolcezza della vita. Si rendeva conto che il faro era troppo spesso immerso in tempeste furiose che nascondevano la luce, ma lei non ci faceva caso perchè la luce comunque si intravedeva debolissima in mezzo alle nuvole nere. E poi dopo le tempeste risplendeva di nuovo avvlgendola nel suo magico bagliore. Ma dentro di se aveva paura. Paura di perderla questa luce. La vita non le regalava mai niente, non sapeva perchè, ma le faceva credere che forse le avrebbe dato qualcosa di bello, ed era vero, glielo dava ma sempre a metà. Al momento più bello glielo toglieva nel modo più crudele possibile lasciandola ogni volta nel baratro da dove doveva rialzarsi sempre più a fatica. E così anche questa volta. Proprio quando aveva creduto di essere arrivata ad abbracciare tutta la luce del faro era arrivato l'uragano che l'aveva scaraventata lontanissimo, in mezzo allo zunami dell'oceano da dove aveva perso la vista del faro. E le sue lagrime si fondevano con la forza brutale dello zunami e la luce del faro che le era sembrata così vicina si era allontanata invisibile dietro la crudeltà dell'onda che stava di nuovo affogandola nel baratro da dove non sapeva se avrebbe potuto riaffiorare un'altra volta. Ma forse lì, lontano, lontanissimo, lei credeva di intravedere ancora una fievole luce di un lontanissimo faro...