lunedì 26 maggio 2014

Una riflessione

Dopo non poca esperienza e numerose osservazioni sono giunta ad una conclusione - coloro che sbandierano certe parole altisonanti e abusano con delle frasi del tipo " Vi chiedo di rispettare la mia scelta", "Devo essere libero di poter fare questo o quello...." e "Devo seguire solo la mia strada per essere felice..." rinfacciandole agli altri col rischio di ferirli e rasentando un egocentrismo malsano, sono proprio coloro che non sanno per niente cosa vuol dire scegliere, sono i meno liberi di tutti e la loro strada per essere felici non la vedono mai perchè è avvolta nella nebbia della loro indecisione. Coloro che invece sanno scegliere, sono davvero liberi e la loro strada è ben chiara nella loro mente, non hanno bisogno di urlarlo al mondo intero perchè semplicemente scelgono in modo del tutto naturale ed istintivo, sono completamente liberi perchè non hanno paura della libertà e sanno riconoscere la loro strada da soli persino nel buio raggiungendo così la loro felicità in armonia con loro stessi e il resto del mondo!

venerdì 23 maggio 2014

Nicola Ghiuselev

Quando se ne è andato non ho scritto subito perchè ho sofferto molto. Ora però voglio ricordarlo come è rimasto nella mia anima. Avevo sempre ammirato questo grande cantante e quando mi hanno detto che nella Gioconda che avrei dovuto cantare a Sofia lui faceva Badoero, io mi sono emozionata. Ma come, avrei dovuto cantare con questo colosso? Eh si. Avrei avuto l'onore di cantare con lui. Che meravigliosi ricordi le prove con Ghiuselev! Però qui voglio raccontare due episodi che conservo nel mio cuore come delle perle. Quando per la prima volta alle prove siamo usciti con orchestra e scene in palcoscenico, io mi sono talmente incantata dall'irresistibile forza scenica di Nicola che a un certo punto ho persino dimenticato di cantare. Il direttore d'orchestra mi ha urlato di sotto: E allora???? Ed io: Scusi M° Notev, ma M° Ghiuselev era troppo forte e io ho seguito la sua incredibile interpretazione come spettatrice e ho dimenticato che stavo partecipando pure io alla produzione come Gioconda. Era così e vi assicuro che porterò sempre quei momenti nel mio cuore. E poi come dimenticare un'altro momento divertente che racconto tutt'ora dappertutto? C'e' un punto dove Badoero deve entrare subito dopo Gioconda e questo punto io lo sbagliavo musicalmente spesso e volentieri. Ma lo cantavo anche giusto a volte. Un giorno dopo l'ennesimo mio sbaglio Nicola si avvicina e mi dice: Tatianina, a me sta pure bene che tu sbaglia la tua entrata, ma siccome subito dopo di te devo entrare io almeno sbagliala sempre l'entrata eh! Non che una volta la sbagli e un'altra volta la canti giusta! Io devo pur sapere sempre che intenzioni hai perchè non mi va che sbaglio io per colpa tua. Allora mettiamoci d'accordo - se proprio vuoi sbagliare, sbaglia sempre, così io sono già preparato in anticipo e calcolo bene la mia entrata! Ci crederete che non ho mai più sbagliato questo punto???? Qualche mese dopo abbiamo cantato insiema Aida a Varna. C'era un'allievo di Nicola che faceva il Re. La sera della recita andando verso il teatro all'entrata vedo Nicola e il suo allievo e dico all'allievo: Eh, è dura cantare col proprio maestro, vero?. E Nicola mi guarda e mi dice: Eh no cara mia Tatiana, è molto più difficile per il maestro cantare col proprio allievo perchè quello lì se sente qualche pecca del maestro ridacchia sotto i baffi e con lo sguardo beffardo rivolto al maestro gli trasmette questo pensiero - si eh, mi fai penare a lezione e invece guardati tu cosa combini sul palcoscenico. Sapete quante volte dopo ho detto a Nicola che aveva ragione, ma tanta ragione? Quando da li a poco ho cominciato a fare qualche concerto con i miei di allievi, ho capito benissimo cosa intendeva Nicola. Gli ho pure chiesto il permesso di usare questa sua geniale frase anche nel mio caso. E lui, ridendo, mi diede il permesso. E sapete quante volte ho detto al mio pubblico che cosa diceva il grande basso Ghiuselev a proposito di cantare insiema ai propri allievi? Il mio pubblico appena sente questa frase di Ghiuselev applaude forte e ride pure a voce alta perché dà piena ragione al grande basso Ghuselev! E poi un'ultimo ricordo - quel Requiem di Verdi a Varna... Che grande emozione averlo cantato con Kaludi e Nicola... Sono proprio fortunata ad averlo fatto in un cast così! E ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di stare sullo stesso palcoscenico per ben tre volte con un grande - Nicola Ghiuselev!

sabato 19 aprile 2014

mercoledì 19 marzo 2014

Il Vecchio Olmo

In pieno centro della mia città natale Sliven in Bulgaria c'è lui - il Vecchio Olmo, un albero stupendo che di età ha 1100 anni. Chissà se è nato prima lui o la città. Secondo me è nato prima lui e visto come era bello la città ha deciso di costruirsi intorno a lui. Fatto sta che sono due amanti eterni che non possono esistere uno senza l'altra. Se dici Il Vecchio Olmo, dici Sliven. Se dici Sliven, dici Il Vecchio Olmo. Infatti il venerando vecchio si trova nel cuore della sua amata. E la sorveglia e la protegge. E la città non può fare nulla senza consultarsi col suo vecchio. Ha persino costruito il suo comune di fronte a lui. Così chi sta dentro il comune deve tenerne conto perchè sa bene di essere controllato dai rami millennari.... E che bella la via che parte dalle sue radici. E come è romantico il caffè di fronte a lui. E che meraviglia che la gente si da incontro proprio sotto "Il Vecchio Olmo"... Io sono via da tanti anni ma quell'albero me lo sono portata dietro... O forse è lui che è venuto con me... Non lo so, ma anche a Milano stiamo insieme. E quando torno nella mia città per assicurarmi che ho da qualcne parte le mie radici è lui che mi attira a se e nelle notti mi sussura: "Sono io la tua radice, sono io". E io mi fermo sotto un suo rametto millennario e gli chiedo: "Venerando, mi racconti cosa è passato vicino a te in tutti questi secoli?" E lui con un lieve sussuro che si unisce a una folata di vento mi dice bisbigliando: " Piccola mia, ma 1100 anni sono solo un piccolo soffio nell'eternità...". Il santone oggi ha ricevuto un premio dalla Comunità Europea, ma lui non è vanesio per niente. Lo sa che è stato premiato, ma con la superiorità dei suoi 1100 anni sorride benevolmente e attraverso i rami parla alla gente che è venuta a festeggiare il premio e le dice: "Ma cari miei, ma il mio più gran premio non sono le onorificenze delle istituzioni, il mio più gran premio siete voi che da 1100 anni vi date gli appuntamenti sotto i mie rami e tornate da me per chiedermi dove sono le vostre radici..."

domenica 9 marzo 2014

Tramonti

La donna adorava i tramonti. Le toccavano l'anima in profodità. Ma non perchè era già nella cinquantina, no, fin da giovanissima amava il calar del sole. Chissà perchè l'affascinava la morte del giorno. Non sapeva spiegarselo. Ma vedere quella luce rosso cupo che segnava il venir delle tenebre le sussurava sempre qualcosa di particolafre al cuore. Forse era quella magia che col perir del sole faceva nascere il flebile lucicchio di una stella lontana dove a lei sembrava di vedere il desiderio ardente di un amore impossibile e proibito trasformari in una passione segreta che poteva vivere solo attraverso le fasi della luna... Sì, forse era proprio quello - solo così si spiegava l'avido desiderio di perdersi in un raggio che fingendo di morire si trasformava in sentimenti potenti che solo la notte poteva custodire nel suo immenso seno e che attraverso una polvere argentea sottile avvolgeva i cuori che avevano bisogno di unirsi incenerendosi sognando...

sabato 1 febbraio 2014

La Patetica

Ciao mamma, sei morta il 1 febbraio di 26 anni fa, era una sera gelida, in quella triste stanza d'ospedale mentre fuori soffiava la bora spargendo la neve dappertutto. Sei morta nelle mie braccia, ti avevo appena messo qualche bucaneve colto nel nostro cortile su quella desolata finestra e tu sei spirata subito dopo. Eri ancora giovane. E in quel momento ho visualizzato l'immagine di noi due nella mia stanza quando ti trascinavo con me, chiudevo la luce e facevo andare il vinile con la Sinfonia Patetica di Tchaikovsky diretta da Rozhdestvensky. E mentre andava quella musica straziante io te la raccontavo. Si, ti raccontavo a voce le immagini che mi evocava quella tragica musica. Tu allora mi guardavi un po' stupita, in fondo avevo solo dieci anni. Ma alla fine ti lasciavi anche tu alle immagini che io ti raccontavo. Se si può dire che un'immagine si può raccontare. Ma io ci riuscivo. Quella sera volevo ancora metterti quella musica mentre te ne stavi andando, era la nostra musica, anche se tragica. Sai che porto ancora nel mio cuore quei momenti così fuori dal comune? Momenti solo nostri. Mamma, eri una stella delicata che era venuta sulla terra così per caso e proprio perchè delicatissima non potevi restare troppo, il cielo aveva bisogno che tu tornassi nelle sue costellazioni. Portando sù quei suoni della Patetica carichi del nostro legame così vibrante. Io quando chiudevo le luci per raccontarti i suoni della sinfonia presagivo che una stella non poteva rimanere sulla terra troppo a lungo. E sapevo che essendo figlia di una stella ero destinata a rimanere sola troppo presto sulla terra... http://www.youtube.com/watch?v=Xf6zzVTKsdo

lunedì 20 gennaio 2014

Il mio Maestro Abbado

Allora avevo 24 anni ed ero appena arrivata in Italia, vinto il concorso per la specializzazione di canto alla Scala avevo cominciato da poco il corso biennale.Il maestro Abbado non era più il direttore stabile del teatro ma stava ancora dirigendo parecchie cose in quell'anno di transizione. Ero andata a sentire un suo concerto al teatro. Noi avevamo le tessere ed entravamo dall'entrata di servizio, quella vecchia piccola portineria di via Filodrammatici che ha visto passare dalle sue porte l'intera storia della musica dall'anno in cui fu costruita la Scala. Peccato che oggi l'hanno buttata giù nella recente ricostruzione del teatro. Ero appena entrata lì quando dietro di me è entrato il maestro. Per combinazione ci siamo trovati noi due soli col portiere. E forse perchè ho visto entrare dentro una persona umile per impulso gli ho parlato: "Maestro, mi scusi, sono un'allieva di canto alla Scuola qui, mi permette di esprimerLe a voce la mia ammirazione, scusi se la disturbo!" E quel grande, grandissimo musicista che con le sue interpretazioni mi aveva aiutato a crescere musicalmente, mi ricordo l'enorme impressione che mi aveva fatto dal vivo col Requiem diretto a Sofia l'anno prima, dicevo quel grande della musica mi ha guardato quasi imbarazzato, ha sorriso e mi ha detto umilmente: Signorina, mi fa piacere che sia riuscito a trasmetterLe qualcosa con le mie esecuzioni. Io non credevo ne alle mie orecchie ne ai miei occhi - quel monumento della musica era lì davanti a una giovane ragazza alle prime armi e sembrava umile quanto lei. Mi ha teso la mano e ancora sorridendo mi ha colpito ancora di più dicendo una frase semplice sempilce: - Spero che il concerto di stasera Le piaccia, buon ascolto. Io sono rimasta lì a guardarlo entrare dentro incredula. Ma come, sembrava un mio collega giovane che si augura di fare un buon concerto parlando con una sua compagna di studi. Veramente non riuscivo a crederci. Poi ho visto che il portiere vedendo la scena sorrideva. Quando il maestro era già dentro ed io ero ancora lì a pensare se tutta questa umiltà era vera il portiere mi ha detto: - Cara ragazza, il maestro è così. Ho ascoltato e goduto il concerto e prima di andar via mi sono arrischiata a passare a salutare il Maestro. Quando entusiasta gli ho espresso tutta la mia ammirazione lui più umile di prima ha sorriso di nuovo imbarazzato da tutti quei complimenti di una giovane entusiasta e ha semplicemente detto: Ma è davvero sicura che Le è piaciuto così tanto? Se sì, sono contento che la mia interpretazione Le sia piaciuta e Le ha portato qualcosa. Quella sera il Maestro mi ha fatto capire una cosa davvero importante - mi ha fatto vedere che i grandi, quelli veri, sono grandissimi perchè sono rimasti dentro di se delle persone umili al servizio di qualcosa di più grande di loro. Grazie Maestro! La tua lezione di quella sera la porto dentro nel mio cuore per sempre. E stata la lezione più grande della mia vita! Addio!